Anna Maria Sambucco non ha nessuna intenzione di fermarsi: la casting director continua a riscuotere successo nell'industria cinematografica con una serie di riconoscimenti e progetti importanti. Nel 2022 il suo lavoro per È stata la mano di Dio le è valso una nomination ai BAFTA, dimostrando il suo talento nel trovare l'attore giusto, sia esso affermato o emergente.
Collaboratrice di lunga data del regista Paolo Sorrentino, ha diretto i cast di tutti i suoi film, tra cui La Grande Bellezza (2013), che ha vinto l'Oscar nel 2014 come miglior film internazionale, ma ha anche ricevuto consensi a livello mondiale e vinto numerosi altri premi. Nel corso della sua carriera, Anna Maria ha partecipato con sette film al Festival di Cannes (tutti con Sorrentino) e con altri tre alla Mostra del Cinema di Venezia, oltre ad una serie di prestigiosi altri premi italiani, tra cui i Nastri d'Argento.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare Anna Maria Sambucco per un'intervista esclusiva in cui ci ha svelato i segreti del suo mestiere. Dalla ricerca degli attori più adatti a ricoprire determinati ruoli alla profondità emotiva richiesta per altri personaggi, ci ha svelato quali sono le sfide più grandi del suo lavoro e quali lezioni ha appreso nel corso della sua carriera. Dall'esperienza con il film È stata la mano di Dio alle collaborazioni con altri registi di fama internazionale, Anna Maria ci ha portato con sé alla scoperta del suo mondo.
Nella sua carriera, ci sono state esperienze che hanno avuto un particolare impatto su di lei? Quali sono i momenti di cui è più orgogliosa?
Ci sono stati tanti momenti importanti ma la vittoria dell'Oscar con il film La grande bellezza è stato certamente tra i più speciali per me. Ricordo che la notte della premiazione avevo gran parte della troupe ospite a casa mia. Eravamo così eccitati e quando finalmente abbiamo sentito la fatidica frase “And the Oscar goes to” è esplosa la festa. Una serata davvero indimenticabile.
Qual è stato il film più impegnativo a cui ha lavorato? E il più emozionante?
Ciascun film presenta le proprie difficoltà. Penso che ogni volta ci siano degli ostacoli diversi da superare. Uno dei più impegnativi è stato Il Divo di Paolo Sorrentino che ha vinto il Gran Premio della Giuria a Cannes, nel 2008. L’argomento era scottante perché riguardava la vita del senatore della Repubblica Giulio Andreotti, uomo chiave nella politica italiana negli anni 90. Il film analizza nel profondo l’uomo e le sue presunte relazioni con “Cosa Nostra”. Il cast era composto di oltre 100 attori che dovevano interpretare personaggi politici realmente esistiti. Quindi ho dovuto cercare attori che avessero non solo somiglianza fisica ma anche psicologica con i personaggi. Mio marito tappezzò la casa con le foto dei politici così che potessi averli ben presente nel momento della scelta. Per mesi il tabellone del cast nell’ufficio di Paolo è rimasto vuoto. Poi il miracolo. Scelto il primo attore, tutto è diventato più semplice. Succede sempre così: bisogna superare il primo fatidico scoglio. Nel cast c'erano grandi attori di teatro: oltre a Tony Servillo, che ha interpretato magistralmente Andreotti, c'erano Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Paolo Graziosi, Massimo Popolizio e la meravigliosa Piera Degli Esposti che con la sua interpretazione della Signora Enea, segretaria di Andreotti, si è aggiudicata il David di Donatello.
Il più emozionante è senza dubbio È stata la mano di Dio (presentato alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dove ha vinto il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria – e dove il giovane Filippo Scotti, alla sua prima esperienza cinematografica, ha ricevuto il premio Marcello Mastroianni) per il coinvolgimento emotivo che tutti noi della troupe abbiamo avuto.
Questo film era molto importante per Paolo Sorrentino, perché si ispira alla sua adolescenza segnata dal dramma della perdita dei genitori. A volte mentre riprendevo gli attori durante i provini mi è capitato di emozionarmi fino alle lacrime perché capivo quanto fosse importante per Paolo ripercorrere certi momenti della sua vita.
Qual è l'aspetto più difficile del trovare un attore per un personaggio complesso? Può farci qualche esempio di un progetto passato?
L’aspetto più difficile è certamente interpretare la visione del regista. Non basta quindi la tecnica e l’intelligenza emotiva dell’attore: a volte sono le sfumature quelle che ti portano alla scelta, quelle sfumature che il regista sta cercando.
Ritornando al film E’ stata la mano di Dio particolarmente complessa è stata la ricerca non solo di Fabietto (alter ego di Paolo Sorrentino) ma anche dell'attrice per il ruolo della mamma. E quando dopo infiniti provini Paolo mi disse: “Abbiamo trovato Mamma’ “ (la meravigliosa Teresa Saponangelo che ha vinto il David di Donatello per la sua interpretazione) la gioia è stata infinita.
È mai capitato durante un'audizione che un attore cambiasse la sua comprensione di un personaggio?
Assolutamente, è capitato che un attore mi abbia particolarmente colpito, stravolgendo l'idea che avevo in mente. Il provino è uno scambio di stimoli ed emozioni fra il casting director e l’attore. L’attore intelligente è quello che è pronto a rivedere la sua comprensione del personaggio così come un direttore casting intelligente è capace di accogliere le proposte interessanti e di rivedere la sua visione del personaggio.
Ha mai scritturato qualcuno che non sembrava adatto e che poi, invece, si è rivelato perfetto? O il contrario?
È successo sia l’uno che l’altro caso, ma ora non saprei fare un esempio preciso. A volte degli attori sostengono un provino perfetto ma poi sul set non si rivelano così efficaci, forse per fattori emotivi o anche semplicemente caratteriali.
Nei film a cui ha lavorato, è fondamentale scegliere un attore con un ampio range emotivo. Cosa cerca in un provino che mostri la capacità dell'attore di trasmettere emozioni complesse?
In un provino cerco di capire la sensibilità della persona che ho di fronte, la capacità di emozionarsi anche fino alle lacrime (se necessario), e cerco anche la capacità di creare silenzio e spazio. Spesso gli attori corrono, non vedono l’ora di dire la propria battuta ma sbagliano. Io dico sempre che un silenzio a volte è più importante delle parole. E poi per me è importantissima la preparazione del testo. Con una buona memoria e con un testo interiorizzato alla perfezione, si può lavorare liberamente sull’emozione.
I giovani spesso sognano una carriera nel mondo del cinema. Quali consigli darebbe loro, soprattutto se hanno già ricevuto dei rifiuti? Quali sono le caratteristiche necessarie per diventare un casting director?
Il mio consiglio ai giovani è quello di studiare tanto. Essere sempre in allenamento e non trascurare il teatro per il cinema, perché inevitabilmente si va incontro a frustrazioni e rifiuti ma nel teatro ci sono più opportunità di lavoro. Fermarsi per attendere il ruolo della vita è controproducente perché le attese possono anche essere infinite. Facendo teatro non solo ci si allena ma soprattutto si è costretti a confrontarsi con i colleghi e il pubblico. E il confronto è sempre arricchimento. Poi consiglio di andare a vedere tanti spettacoli e film, non solo quelli belli ma anche quelli brutti da cui si può sempre imparare qualcosa.
In realtà non so quale sia il percorso più giusto per diventare casting director. Il caso ha voluto che facessi questo lavoro. Ho studiato Storia dell’arte all’università e ho lavorato per 10 anni in Rai. Ho cominciato tardi perché volevo cambiare vita. Ho lasciato la Rai e ho ricominciato da zero perché nel cinema le gerarchie sono rigide e insormontabili. Bisogna per forza passare dalla gavetta: quindi ho fatto l’assistente alla regia, prima volontaria e poi finalmente con un ruolo, poi l’assistente casting fino a quando ho cominciato a lavorare per i primi film. Ad un certo punto c’è stato l’incontro fatale con Paolo Sorrentino che ha dato una vera e propria svolta alla mia carriera. Penso che un casting director debba certamente avere sensibilità, buon gusto e curiosità. E avere sempre rispetto per l’attore che è una creatura molto fragile, soprattutto durante un provino.
Nel corso degli anni, come si sono evoluti i suoi obiettivi e le sue ambizioni professionali? Quali esperienze sono state particolarmente significative per lei?
Penso di aver già avuto grandi soddisfazioni grazie al mio lavoro quindi il mio unico desiderio è quello di poter continuare a lavorare per progetti interessanti. Finora ho avuto la fortuna di poter scegliere, spero di poter continuare su questa strada.
Le esperienze più significative, oltre a tutti i film di Sorrentino che sono per me delle grandi conquiste e le serie The Young Pope e The new Pope che mi hanno dato la possibilità di lavorare con attori internazionali, sono state il film La Passione di Carlo Mazzacurati in quanto ho avuto l’opportunità di lavorare con Carlo, che è stato una persona speciale e un grande regista, e poi l’incontro con Terrence Malik per un film molto complesso che ancora deve uscire ( lo stiamo aspettando da più di cinque anni) e con Michael Mann (tosto ma molto simpatico!) per il film Ferrari.
L'industria dei media è in continuo fermento. In che modo riesce a rimanere fedele a se stessa e ai suoi ideali?
Io ritengo di essere un donna molto timida e schiva. Poco presenzialista e poco invadente. Riservata. Non sono qualità adatte al nostro ambiente ma sono fatta così e non credo di poter cambiare ormai… La cosa che penso sia fondamentale è riuscire a mantenere il proprio entusiasmo e la voglia di condividere con colleghi e collaboratori le gioie e i dolori di questo mestiere. Il bello di questo lavoro è proprio il fatto che non sei mai solo, sei parte di una squadra, un gruppo, che spesso nelle situazioni migliori diventa una vera famiglia.
C'è un motto che la guida e la ispira? Nel lavoro e/o nella vita privata?
Un motto che mi segue perché lo ripeteva sempre mio padre è: “la resistenza continua”. Bisogna resistere sempre con tutte le nostre forze contro qualsiasi avversità ci presenti la vita. Avere coraggio.
E un altro che ripetevo sempre a mio figlio quando era piccolo è: “Via verso nuove avventure!” perché la vita, un film, un viaggio, sono sempre un’avventura da vivere con passione.
Quanto si fida del suo istinto?
Io sono puro istinto. Il mio lavoro si basa sull’istinto, come tutto ciò che riguarda la mia vita. Non sono una persona razionale; spesso mi faccio trascinare dall’istinto in maniera irruenta ma difficilmente mi sbaglio. Il mio problema semmai è verbalizzare i miei giudizi istintivi, renderli comprensibili a chi mi sta accanto.
Quali sono i valori che le stanno a cuore?
I valori fondamentali, che ho cercato di trasmettere anche a mio figlio, sono la gentilezza, il rispetto, sempre e comunque, la libertà di pensiero e di azione.
Sappiamo che collabora con delle organizzazioni benefiche. Cosa può raccontarci al riguardo?
Sono iscritta a Medici senza Frontiere, un’organizzazione internazionale la cui missione è quella di offrire assistenza medica dove ce n’è più bisogno. Ogni giorno curano migliaia di persone e bambini in tutto il mondo colpiti da epidemie, catastrofi naturali e guerre. Il loro supporto è necessario per salvare le vittime innocenti dei conflitti, oggi più che mai. La situazione a Gaza soprattutto mi sconvolge e mi indigna. Sento nel profondo l’ingiustizia che sta subendo il popolo Palestinese. Finanziando Medici senza frontiere cerco nel mio piccolo di aiutare le persone che stanno soffrendo.
C'è un hobby particolare di cui non potrebbe fare a meno?
Fino a poco tempo fa andavo in palestra quasi tutti i giorni ma adesso non ne ho più molto voglia. So già però che dovrò riprendere. In realtà sono una tipa sportiva. Mi sposto sempre in bicicletta per tutta la città di Roma (che ha ben sette colli).
Poi mi piace molto passeggiare con il mio cane, programmare viaggi in terre lontane sempre con mio figlio Tommaso, anche se ormai ha vent’anni e non ne vuole più sapere di viaggiare con la sua mamma.
Dopo una lunga giornata di lavoro, cosa desidera di più?
Dipende, ma quasi sempre rientrare a casa e guardare un bel film con Tommaso e Lulamy (il mio cane) distesi sul divano. Purtroppo però sono incapace di staccare del tutto. Vivo il lavoro sempre con molta ansia e quindi si può dire che, finché tutto il cast non è definitivo, difficilmente riesco a rilassarmi. Anche quando dormo continuo a pensare al lavoro.
C'è un capo d'abbigliamento o un accessorio indispensabile per lei?
Un accessorio che indosso sempre è un anello antico d’argento con un’ambra che mi ha regalato mia sorella. Lo porto sempre con me.
Quali sono le cinque cose essenziali per lei quando viaggia?
Purtroppo quando viaggio non bado all’essenziale ma porto sempre troppa roba che non indosso mai. Quando sono stata in Giappone era un’impresa trovare spazio nei treni per la mia valigia…
Comunque cosa fondamentale per me sono i farmaci. Porto di tutto quando viaggio, dall’antibiotico ai cerotti disinfettanti, per essere pronta per qualsiasi evenienza. Poi un libro anche se spesso non ho tempo per leggere, il mio adorato Mac, se sto lavorando e potrebbe esserci un’emergenza da risolvere immediatamente (sempre dal Giappone mentre ero in vacanza ho dovuto fare un cast – con qualche problema di fuso orario – di attori argentini per poter doppiare The new Pope ), la guida del posto che mi piace avere cartacea per poterla studiare e sottolineare e un costume da bagno, anche d’inverno, perché non si sa mai.
Ha una stanza preferita all'interno della sua casa? Cosa la rende così speciale?
La mia è una casa strana con tanti ambienti e senza porte. E’ una casa curiosa, disordinata piena di oggetti e ricordi (troppi ). Una sorta di labirinto, piena di chiaroscuri. Ma la stanza che vivo di più è senza dubbio il mio salone che si affaccia sulla più bella piazza di Roma: Santa Maria in Trastevere. Un privilegio non da poco.
Come definisce il lusso nella sua vita e come è cambiata questa definizione nel tempo?
Il lusso nella mia vita, dal momento che posso permettermelo, è quello di poter dedicarmi alle cose che mi piacciono senza avere l’ansia del tempo. Il lusso è poter viaggiare con mio figlio. Regalargli e regalarmi dei bei ricordi.
Quale libro sta leggendo attualmente o qual è stato l'ultimo che ha letto?
Il libro che ho finito di leggere pochi giorni fa è stato Demon Copperhead di Barbara Kingsolver. Una sorta di David Copperfield nell’America degli anni ’90. Protagonista della storia è un bambino che nessuno vuole ma che tu fin dalle prime pagine vorresti abbracciare e proteggere. Divertente e commovente al tempo stesso. Bellissimo.
Grazie mille Anna Maria!
Last Updated on Novembre 26, 2024 by Editorial Team
In qualità di caporedattore, Raffaele cura il magazine con un tocco cosmopolita, avendo lavorato tra Londra, Berlino, New York e Barcellona. Le esperienze con i marchi del lusso, insieme alla passione per i viaggi e l’alta cucina, regalano ai lettori una prospettiva unica.