Nel cuore di Berlino, città dove solo pochi anni fa lo scenario passava radicalmente da un’intenzionale trasandatezza al metropolitano chic, si ritrova, in una tranquilla via laterale, una parte di India: il ristorante indiano Chutnify. Vivace, colorato, accogliente, autentico come la sua titolare Aparna Aurora.
Il Chutnify a Prenzlauer Berg è il primo dei suoi cinque ristoranti. Due sono a Berlino, uno a Porto e altri due a Lisbona, la città dove Aparna ha scelto come sua seconda casa dopo numerosi cambiamenti di vita. L’ho incontrata nel suo primo ristorante di Berlino.
L’asfalto era rovente e le cucine erano appena state accese quando una estroversa e bella donna mi è venuta incontro sorridente. Aparna non solo mi ha accolto ma mi ha anche presentato cordialmente tutta la nuova squadra di camerieri, scambiando con tutti loro un caloroso saluto. Mi ha invitato ad entrare, offrendomi da bere. Ha scelto per sé dell’acqua di cocco e poi ha iniziato a parlare. Aveva molto da dire. Quello che segue è l’affascinante percorso di un’intraprendente donna indiana che ha subito iniziato a guardare oltre i confini della sua terra natia.
Nata a Delhi, Aparna è cresciuta a Hong Kong, ha studiato a Londra e ha vissuto in Spagna per molti anni. Dopo aver lavorato per vent’anni nel mondo della moda, per Hugo Boss e altri marchi, è giunta ad una svolta personale. Il fatto che non avesse mai cucinato a livello professionale non ha assolutamente frenato la sua voglia di realizzare il suo sogno: aprire un suo ristorante.
Per la sua famiglia e la sua cultura di provenienza, il cibo ha sempre rivestito un ruolo molto importante. Viste le sue origini, Aparna era determinata a concentrarsi sulle, spesso poco conosciute, prelibatezze della cucina indiana. Lei e il suo chef hanno speso innumerevoli ore a perfezionare per esempio i Dosa, specialità del sud dell’India: una sorta di crepe di lenticchie e riso molto sottili, croccanti e dorate, che vengono servite con salse di accompagnamento. Ottenere Dosa perfetti richiede una dedizione infinita e rappresenta di per sé un mestiere vero e proprio.
La cucina del Chutnify inizialmente criticata come troppo speziata dai berlinesi, che solitamente sono sempre interessati a provare qualche sapore nuovo, ha presto riscontrato successo oltre che per i Dosa e le sue salse anche per lo stile del suo ristorante.
I piatti sono presentati nelle tipiche ciotole di metallo, le sedie coloratissime sono accostate a tavoli di legno rosso zafferano e un tendalino blu lapislazzulo si estende all’esterno. L’entrata è un arcobaleno circondato da immagini di eleganti uomini indiani, ritratti in uniforme e dai baffi arricciati, che sorridono anche nella carta del menù.
Il ristorante e la sua cucina hanno in breve tempo ottenuto grande successo di pubblico che ora addirittura attende in fila pur di accaparrarsi un tavolo. Molti piatti sono stati aggiunti al menù e il ristorante piano piano è cresciuto per fama e merito sino a diventare una vera e propria istituzione berlinese.
Nonostante Aparna non avesse mai cucinato a ritmi così sostenuti, all’inizio, non solo era cuoca ma si occupava anche dell’allestimento interno e del menù. Il solo supporto che ha avuto è stato quello della famiglia e di qualche consulente professionale. Crede fermamente che un atteggiamento positivo sia l’ingrediente fondamentale, per lei il fatto di essere indiana le ha dato una marcia in più. Per Aparna la fiducia in se stessi deriva dalla consapevolezza spirituale che nella vita tutto è effimero e tutto ritorna.
Gli errori stessi sono parte della vita. Se qualcosa non va, non c’è motivo né di arrabbiarsi né di aver timore di cambiare – in altre parole, se affronti la vita con positività, andrà tutto bene. Questa predisposizione è alla base anche del matrimonio con l’uomo della sua vita, sposato dopo solo due mesi di conoscenza e con cui condivide 22 anni di felicità.
Il sogno della sua vita era vivere al mare, per questo Aparna e la sua famiglia hanno deciso di spostarsi a Lisbona qualche anno fa. Un posto che di per sé è una piccola casa, dice lei. Il passato coloniale che unisce il Portogallo all’India, fa sì che abbiano tradizioni culturali e culinarie simili. La cucina portoghese ad esempio è basata su tante ricette portate in patria dai navigatori. Mentre a Berlino deve sempre spiegare come gustare al meglio la cucina indiana, Lisbona si mostra pronta ad apprezzare ogni tipo di melting pot culinario.
Non solo la cucina è simile come dicevamo: Lisbona ha anche una piacevole propensione al chaos. Qualcosa di cui Aparna ha bisogno come dell’aria. Se le cose sono troppo ordinate, questo provoca il chaos dentro di lei, per questo preferisce essere circondata dal chaos. Probabilmente anche questo deriva dalla sua anima indiana. Durante tutta la nostra conversazione di lei ricordo soprattutto il sapiente approccio spirituale alla vita quasi, paragonabile a quello di Krishnamurti o di Ras Dass. Le sue parole sono sagge e hanno suscitato in me una sincera ammirazione per il suo modo di essere donna imprenditrice.
Nonostante le enormi difficoltà che ha incontrato come donna in un ambiente lavorativo dominato dagli uomini, lei mantiene calma ed impegno. Sembra che niente possa turbarla. Racconta che all’inizio tutti volevano parlare con suo marito. Molti fornitori erano indispettiti all’idea di dover negoziare con una donna. Ma la questione non è se chi apre un ristorante è un uomo o una donna, bensì se è ben gestito. Non ha mai voluto cedere al giudizio in base al genere e in generale, non si fa toccare dalle opinioni degli altri, fatta eccezione per quelle di sua mamma. Sua mamma rappresenta per lei un modello in tanti ambiti della vita, ma soprattutto in cucina. Per questo il suo giudizio positivo è stato fondamentale per Aparna.
Quando le ho chiesto che tipo di consiglio si sarebbe sentita di dare alle giovani donne che vogliono seguire il suo esempio, ha sorriso e si è presa un momento di riflessione. Quanto alla risposta, è una frase che dimostra che il gestore di un ristorante è davvero il cuore di tutta l’attività: “quando decidi di fare qualcosa, devi sempre farlo con passione, credere nella tua intuizione e non prendere le cose troppo seriamente.”
Non potrete fare a meno di: ordinare un Masala Dosa e un chai tea e terminare con un caldo Gulab Jamun, frittelle indiane a base di latte a Chutnify. Deliziose.
Potrete anche: provare tutti i ristoranti. Ognuno ha un’anima differente e uno stile diverso.
Suggerimento: arrivate presto perché i posti sono richiestissimi. Dentro e fuori. E ricordate di portare con voi la famiglia e gli amici: la cucina indiana è più buona se condivisa.
Namasté e godetevi la cucina di Chutnify.
Leggi anche:
Testo: Esther Seibt
Foto: Clemens Bauerfeind
Last Updated on Marzo 17, 2024 by Editorial Team
Esther, scrittrice creativa con sede a Berlino, specializzata in lifestyle, viaggi e benessere, ha un occhio di riguardo per i dettagli. Per il nostro magazine crea guide esclusive sugli hotel e su tutte le novità da non perdere nel mondo del lusso e del design.